Lo avete visto il film "Le ali della Libertà"?, il film con Tim Robbins e Morgan Freeman (pellicola che ho anche consigliato in una nostra newsletter) che racconta la storia tratta da una situazione vera - di Andy Dufresne, accusato ingiustamente di aver ucciso la moglie e rinchiuso in un carcere di massima detenzione dove subisce angherie inenarrabili.
Ebbene, in uno dei passaggi più belli - che mi commuove sempre - Andy racconta al suo amico Ellis di voler fuggire da quel luogo di detenzione e arrivare fino a Zihuatanejio; Ellis, incredulo di sentire tanto ottimismo nel realizzare un progetto effettivamente folle, scatena la risposta determinata e stizzita di Andy che esclama: "O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire".
Ecco, io spesso mi trovo a ricordare questa frase quando seguo utenti in Orientamento che esprimono tutta la loro creatività per opporsi ai più comuni e consueti strumenti di ricollocazione professionale.
"In quell'azienda mi hanno detto che si lavora male", senza ricostruire da chi arriva questa voce e cosa voglia dire nello specifico. Risultato: non mando il curriculum
"Mandare 10 cv a settimana è tantoooo! Ma perché devo arrivare a 20?"
"Le Agenzie per il Lavoro non servono a nulla”
“Lo stato mi deve dare i soldi per vivere”
E via dicendo…
In questi casi mi viene in mente il film citato perché ritengo siano casi evidenti in cui non sussiste una reale volontà di uscire dalla “prigione” della disoccupazione e ad ogni proposta, strada o idea subentra un alibi.
E’ una situazione spesso disarmante, anche perché in molti casi ci si trova di fronte a condizioni (attitudini, competenze, talenti) che potrebbero perfettamente ovviare al problema…ci vorrebbe solo un pizzico di volontà.
Cosa può fare in questi casi un Orientatore?
La tecnica del rispecchiamento porta il nostro utente a rendersi conto di quello che sta dicendo.
Il rispecchiamento è una tecnica di comunicazione fondamentale non solo per ripristinare il flusso della comunicazione stessa, ma proprio perché il nostro interlocutore si rispecchi in quello che sta dicendo e si renda conto delle sue condizioni.
Ad esempio:
“Quindi mi sta dicendo che lei dovrebbe essere mantenuto dallo Stato senza lavorare?”
“Se ho capito bene, se quelle 10 aziende non hanno lavoro per lei vuol dire che non ne manda ad altre che non sa nemmeno se stanno cercando o no?”
La situazione è sempre disarmante…ma a ruoli invertiti!
La persona che abbiamo davanti si sente “scoperta” e spesso si rende conto di essere il primo ad essere causa dei suoi mali.
L’intervento dell’Orientatore non ha lo scopo di giudicare, nè far sentire la persona a disagio e nemmeno di risolvere il problema; lo scopo è quello di responsabilizzare la Persona, perché si renda conto che la Vita può aver riservato delle sfortune, ma cambiare rotta o no non dipende sempre dalla Vita, dipende anche da noi, dalle nostre scelte e azioni.
O si fa di tutto per trovare lavoro o si fa di tutto per morire!
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